13 dicembre 2008: Inquinamento luminoso, un male curabile

Sabato 13 dicembre 2008, alle ore 17:30 ad Acquapendente (VT), presso il Cinema Olympia, si è tenuta una conferenza-dibattito dal titolo “…e quindi uscimmo a (ri)veder le stelle: inquinamento luminoso, un male curabile”.
Tema della serata è stato, quindi, un nuovo tipo di inquinamento che da ormai più di 50 anni perseguita i cieli notturni dei nostri centri abitati: quello “luminoso” prodotto dalle fonti di luce artificiale (lampioni, insegne luminose, proiettori, torri-faro, ecc…) che di notte disperdono anche più del 50% della loro luce verso l’alto, illuminando artificialmente il cielo e offuscando la visione notturna degli oggetti astronomici più deboli.
Relatore della serata è stato l’Avv. Mario Di Sora, Direttore dell’Osservatorio Astronomico di Campo Catino (FR), nonché Presidente della sez. Italiana dell’International Dark-Sky Association e Vice-presidente dell’Unione Astrofili Italiani. Il suo intervento è stato centrato sull’aspetto legislativo del problema, ricordando che diverse Regioni Italiane, tra cui il Lazio, da alcuni anni si sono dotate di opportune leggi regionali per il contenimento dell’inquinamento lumino e il risparmio energetico.
L’Oasi Astronomica di“Monte Rufeno” si trova infatti nel cuore della omonima Riserva Naturale ed è stata concepita in modo da poter essere utilizzata da tutti: scuole, ricercatori, visitatori provati o semplici appassionati. È per queste speciali caratteristiche che verrà chiesto, quindi, alla Regione Lazio l’inserimento dell’Osservatorio Astronomico di “Monte Rufeno” in una speciale fascia di protezione contemplata nell’art.6 (commi 2 e 3) della Legge Regionale n.23 del 13/04/2000, e nell’art.5 del Regolamento Regionale n.8 del 18/04/2005.
Per quanto riguarda, invece, l’aspetto scientifico più tecnico-architettonico è intervenuto l’Arch. Andrea Vagni, in qualità di presidente dell’Ass.ne Scientifica Astronomica “Nuova Pegasus” ed esperto di inquinamento luminoso.
Moderatore della serata è stato il Dott. Massimo Bedini che, come Direttore della Riserva Naturale di Monte Rufeno, ha presentato anche il nuovo centro di ricerca, didattica e divulgazione astronomica di cui la Riserva si è dotata dal mese di settembre 2008.
L’iniziativa è stata patrocinata dal Comune di Acquapendente, Ente Gestore della Riserva Naturale Monte Rufeno. Un saluto è stato fatto  anche del Sindaco Alberto Bambini e dall'Assessore all'Ambiente del Comune di Acquapendente, Claudio Speroni, il quale si è impegnato a prender parte da subito alla lotta contro l'inquinamento luminoso.  L’inquinamento luminoso è, infatti, facile da testare: basta contare le stelle visibili in cielo durante una qualsiasi notte serena da una via illuminata di un centro abitato, e fare la stessa cosa in aperta campagna. Da qualche decina di stelle che si conterebbero nel cielo di una città, in aperta campagna (meglio se in altitudine, come sul Monte Rufeno a 734 m. slm) il numero di stelle visibili potrebbe salire sino a qualche migliaio. Un vero dramma quindi per gli astronomi professionisti, ma anche per tutti quegli appassionati del cielo (gli astrofili) che ogni notte devono recarsi lontano dai centri abitati per poter (ri)ammirare il firmamento nel suo antico splendore.

Il problema è anche e soprattutto di tipo energetico ed economico, visti i tempi di crisi globale che vivono i mercati internazionali. Disperdere luce verso l’alto per illuminare il cielo, vuol dire sperperare inutilmente migliaia di euro all’anno in bollette per l’energia elettrica e in costi ambientali per la sua produzione (vedi le emissioni di CO2 nell’atmosfera). È bene quindi aver presente che la luce diffusa NON serve a vedere meglio, ma a vedere peggio ed è un vero spreco di energia: ogni kilowattora di luce emessa viene prodotta bruciando combustibili che inevitabilmente producono inquinamento chimico nella nostra atmosfera aumentando l’effetto serra. Ad esempio i corpi illuminanti a sfera sono gli strumenti d’illuminazione più inquinanti ed inefficienti: disperdono oltre il 60% della luce emessa verso l’alto. Oppure le lanterne tradizionali illuminano inutilmente i piani alti dei palazzi piuttosto che la strada: l’efficienza è bassa e per ottenere un illuminamento sufficiente è necessario usare un’alta densità di corpi illuminanti.


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